“ovvero l’Universo”fonte di sensazioni ed emozioni che scoprono un mondo nuovo, mai colto prima, con l’aprirsi alla conoscenza via via che viene avvertito nel sentire.
Il formarsi di un quadro è la storia di un palpito, un attimo dell’animo che tende a trasformarsi in gesto. E’ emozione che cerca voce fino a diventare messaggio. Le radici sono dentro, premono con una forza primitiva cui qualsiasi cosa obbedisce. La creatività che ne deriva è febbre inesauribile. All’apice emerge la persona e il suo bisogno di credere: le tele sono tracce di un incontro interiore che vuole manifestarsi. Il mezzo é il colore nella sua compiutezza espressiva. Sulla tela respira, domina la sua area di espansione e stà perfettamente al suo posto. Il colore è qualcosa che và al di là di se stesso, può avere anche forma non definitiva ma la sua capacità di estensione può trasformarsi in forza di centro. In Alessandro è scelta intellettuale. Congiuntamente innamoramento: ogni colore è amato, che sia o no nel contesto, risulterà sempre in armonia con l’equilibrio compositivo. I confini dell’Io in sprazzi di blu di cobalto, si fanno pulsioni materiche, emersioni cromatiche del sentimento. Velature o campiture di questo azzurro saranno vene pulsanti di onde, orizzonti, mari, sempre di luce vibrante, gioiello, raggio, respiro. Alessandro non disegna. Non è figurativo, non fa ritratti, nudi, visi o cattedrali, non tocca oggetti, niente brocche o tazzine, non animali, no cavalli e draghi. Tutto si sostiene su una cancellatura della figura, ma, per l’uomo non scritto. Fà l’infinito, fa universi atmosfera in mutazione: la musica del vento, il rumore dell’acqua, la paura dell’anima, il sogno dell’umano. Spirito delicatissimo, impalpabile, si commuove di tutto, e tutto stringe con le mani per sentirlo. Spacca nuvole per trovarci il cuore, perfora foreste per trasparenze di verdi. Petali e steli contorce in sfide di vento, l’ombra imbroncia di pene nascoste. Non esiste disegno ma tutto è profilo. Il respiro si allarga sulla tela, la materia si confronta; a strati su strati di bianco evanescente si contrappongono spatolate coraggiose di fuoco. La materia si fa densa di spessore terragno e corposo che si alza in rilievo creando orizzonti di ombre e luci. Il segno si fa graffito, incisione sottile o amalgama iridescente in ordito di trasparenze. Tutto è punto di arrivo esatto, qualità vibrante unica, inconsueta di un linguaggio pittorico esplicitamente riconoscibile. Inimitabile. I suoi lavori non sono “astratti” sono pittura viva, vera che sgorga da un istinto interiore intimamente legato al mondo della natura per filtri di memoria. Si percepisce il dettato razionale anche attraverso presenze di un inconscio che fa tutt’uno con qualcosa che il pittore si porta dentro e con cui deve misurarsi. Ogni quadro è una ricerca di “oltre“ come continui balzi da una vetta all’altra, per l’imporsi di una elevazione sempre più avanzata. La matrice spesso è la stessa, che si ripete, si rinnova; dalla tela può arrivare un numero infinito di riprese, varianti, tutte con la loro anima e intima grafia. Ricerca che continua, quasi non fosse ancora raggiunto il punto alto, unico, preciso. Come l’artista sempre pensasse di avere espresso solo una parte del suo sentire, e continui l’”oltre” con faticoso lavoro di ricerca sofferente, continue domande, silenzi e solitudine al limite del perdersi. Tutto è livello di compiutezza lussuosa, bellezza magica, colore da concerto. I quadri parlano da soli, si esprimono in se stessi, devono essere guardati e ascoltati con occhi del sentire: non basta, certo non basta uno sguardo superficiale e lontano. I quadri chiedono unione, dialogo, qualcosa come un attimo, anche attimo brevissimo, è l’istante in cui ci raggiunge la parola. “Cascata di polline” è un titolo di un quadro molto bello. Il “polline” è un dono per noi. Crescerà qualcosa ? Certamente si. Alessandra Pittini Poetessa |